andare e venire

tornata ieri notte a roma, il treno in orario, la mia amica nella matiz ad attendermi, un kebab notturno, leggendo una tesi da correggere (“non è drammatico che non sappia l’italiano, perché evidentemente non lo conosce, è drammatico che non sappia niente di economia e ci si laurei a marzo!“, dico io, sconvolta e ridendo!), un giro per vedere se davvero il motorino ce l’hanno rubato o se invece l’hanno solo spostato (sì, ce l’hanno rubato, non valeva niente, ma volevamo farlo rottamare e avere gli sconti sul nuovo, per cui per noi è comunque una piccola tragedia)…
e poi a casa, i gatti, il mio letto, la parete azzurra, smontare le valigie, quella di ieri e quella di domenica, mettere via le cose sporche, sistemare la borsa per domani (c’è riunione, ricorda, il tailleur e le scarpe col tacco, la borsa nera da donna che non deve chiedere mai), addormentarsi troppo tardi per non essere stata in giro a divertirsi…
ora in ufficio, stanca morta e pesta, un orecchio che fa male (molto male, forse otite, le ghiandole ingrossate, forse stress, forse solo stanchezza)
sono tornata al lavoro, ai miei 8 progetti da seguire, ai miei collaboratori che vogliono tutti un consiglio, un apprezzamento, un’indicazione per andare avanti e talvolta hanno una recriminazione da fare, su un collega, su un cliente, su un capo… dare retta a tutti diventa faticoso, quanti caffè ho preso da stamattina? ognuno di loro mi porta alla macchinetta e infila la chiavetta “cosa prendi?” e io “61” (caffè corto senza zucchero).
la vita di sempre ricomincia, ogni volta un po’ più difficile, ogni volta un po’ più stanca (quando finirà? finirà con la pensione? finirà quando cambierò lavoro?, finirà quando…?)
mi rimangono dei flash di cose belle, delle uniche cose che contano davvero: le caramelle che un inserviente gentile dell’eurostar (prima classe, viaggio per lavoro) mi ha lasciato sul libro che stavo leggendo quando mi sono addormentata, la curiosità di davide per gli articoli che ho fotocopiato, le facce dei corsisti durante il feedback, la voce di mia nipote che mi chiede una favola e “domattina quando mi sveglio ci sei?” (no, non ci sono, parto presto), un articolo sul venerdì di repubblica che mi fa venire in mente un libro da leggere, la sigaretta alla stazione di padova, che mi ha tenuto caldo per almeno 4 minuti (il tempo di fumarla), le scarpe nuove, le “scarpe calzino”, davvero come piacciono a me, la prospettiva del volo verso budapest venerdì mattina…

4 Risposte a “andare e venire”

  1. …ci sono cose che il tempo cambia, meno male!

    ti ricordi quando le spegnevi a me le sigarette??!

    zia frank, mi piacevi un sacco anche prima ma in questa versione, meno “politically correct”, sei molto meglio!

    ;-*

    ari

  2. caro anonimo #3… magari anche per favore… e magari anche mi dici chi sei, cosa fai, cosa te ne devi fare… e magari, infine, “ma anche no”! aspetta, aspetta, prima o poi la pubblico una recensione di animal farm!

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