Ascanio Celestini, Scemo di guerra

Ascanio Celestini
Scemo di guerra
Teatro Ambra Jovinelli – Roma
è la storia del giorno in cui a roma è finita la guerra, il giorno in cui sono scappati i tedeschi e sono entrati gli americani e nessuno capiva ancora se erano nemici, amici, alleati o chissà cosa.
è la storia di quel giorno raccontata da un ragazzino di 8 anni (9 a settembre)
una storia tra via labicana e il quadraro, passando per san lorenzo.
una storia raccontata per trent’anni e che in trent’anni è cambiata, si è arricchita, è diventata meno vera, ma anche più vera.
“durante la guerra la notte è la fine del mondo” ripete ascanio celestini dal palco.
e così per quasi un’ora di monologo io rido e penso, conosco i posti, sono nata anche io al quadraro, anzi, per la precisione tra il quadraro e tor pignattara, la periferia vera di roma, quella popolare, quella che vive come un paese.
e alla fine la voce fuori campo del padre di ascanio che racconta “quel giorno sono quasi morto per colpa di una cipolla”.
la voce di mio nonno che racconta, le stesse cose con le stesse parole, con la stessa voce.
senza fiato per l’emozione.
perché comunque la guerra è orrore, anche nelle parole di un ragazzino che fa la pipì nell’elmetto di un tedesco, e lo stesso orrore è in tutte le guerre.