Medea, di Christa Wolf

Medea non è un’infanticida.
Per chi, come me, ha studiato i classici greci e poi, dopo il liceo, se ne è abbastanza dimenticato, questa scoperta può diventare sconcertante.
Qualcuno pagò Euripide perché desse una versione filo-greca della storia di Medea e Giasone.
E lui lo fece.
E per duemila anni la barbara Medea è stata il prototipo della madre snaturata, della donna accecata dalla passione e dal furore.
Invece no.
Christa Wolf ci racconta un’altra storia.
E ci convince.
Medea, non maga ma guaritrice, non infanticida ma svelatrice degli inganni e degli assassini del potere.
Medea, che come ogni donna guarisce da un amore amando ancora, che si fida delle sue compagne e protegge i suoi figli.
Medea-Voci, inoltre è scritto come se in una tragedia ci fosse solo il coro, ma un coro composto, di volta in volta, di una sola persona, quella la cui voce arriva fino a noi.
Medea, Giasone, Leuco, Acamante, Glauce ci raccontano ognuno la sua parte di storia e da tutte queste storie parziali ricaviamo la Storia completa.
Christa Wolf scrive con una scrittura incantata, che sembra venire diretta dalla Grecia antica, aspra e ruvida, secca, tagliente e precisa.
Quanti libri così belli ho letto nella mia vita?
Pochi credo.
Quanti romanzi ti dicono così tanto sulla tua vita, sulla società in cui vivi, sui tempi odierni?
La manipolazione della storia, il diverso che diventa la causa di ogni male e il capro espiatorio (in questo caso materialmente) di ogni pestilenza.
Quanto c’è di moderno nelle favole antiche?
E il dubbio, che tutto quanto sappiamo, tutto quanto leggiamo, tutto quanto ascoltiamo e vediamo sia falso.

Leuco:
«Ora me ne sto qui seduto e cono costretto a dirmi che proprio su questa capacità di sopportare l’insopportabile, e tuttavia continuare a vivere, e tuttavia continuare a fare ciò che si è abituati a fare, proprio su questa sinistra capacità si fonda la stabilità del genere umano. […] Io, tra tutti questi mondi lontani, solo sul mio mondo che tanto meno mi piace quanto più lo conosco. E, non posso negarlo, capisco. Tanto più esamino la mia anima. Tanto meno desidero ammettere ciò che l’esame mi prova, che non trovo un solo misfatto cui ho assistito negli ultimi tempi, in relazione al quale io non abbia capito entrambe le parti. Non scusato, questo no, ma capito. Gli esseri umani col loro accecamento. Questa coazione a capire mi sembra un vizio da cui non riesco a liberarmi e che mi isola dagli altri. Medea ne sapeva qualcosa.»

p.s. prima o poi scriverò anche della bellezza delle Edizioni E/O e del loro più grande difetto…