Gomorra, di Roberto Saviano

Gomorra, di Roberto Saviano

Voglio davvero scriverla questa recensione.
Voglio scriverla prima che passi il disgusto e l’ansia, prima che i particolari si affievoliscano, prima che scompaia l’odore di marcio che ho ancora nel naso.
Ma d’altronde, anche a volerla scrivere, a volerlo con tutto il cuore, da dove iniziare? Come cominciare a parlare di un libro che non mi permetterà mai più di vedere il mondo (cazzo, il mondo intero!) con gli stessi occhi di prima?
Perché mai più (mai più) potrò comprare una maglietta su una bancarella di cinesi, e per sempre (per sempre) mi domanderò con ansia dove saranno cresciuti mai i broccoli che sto cucinando, e quanti uomini saranno morti per costruire la casa che comprerò, e nulla, nulla è pulito e niente è buono, niente è legale.
Ma ora io lo so.
Io so.
Io so e conosco i nomi.
Io so.
Io so e conosco la storia, conosco i fatti, gli uomini e le azioni.
Non so se questo basterà. Però il mio ottimismo[1] è tutto qui, mi è rimasta solo questa speranza, che basterà sapere, conoscere, guardare, vedere.
E che la conoscenza genererà giustizia.

ascoltando: Cohiba di Daniele Silvestri
C’è un’ipotesi migliore, per cui battersi e morire
e non credere a chi dice di no
perché c’è
“… speriamo bene

[1]
da www.garzantilinguistica.it
ottimismo, s. m.
1 tendenza dell’animo a cogliere soprattutto gli aspetti positivi della vita, a giudicare favorevolmente uomini e avvenimenti, a bene sperare per il futuro: considerare la situazione con ottimismo; essere in vena di ottimismo, nutrire ottimismo; un cauto ottimismo, una previsione moderatamente favorevole
2 (filos.) denominazione della tesi di Leibniz (1646-1716) secondo la quale Dio ha creato il migliore fra tutti i possibili mondi che avrebbe potuto creare | ogni dottrina che creda nella bontà naturale dell’uomo e neghi la realtà assoluta del male.