17di52 – Numero undici, di Jonathan Coe

Di Jonathan Coe ho letto solo questo libro e La famiglia Winshaw (pubblicato nel 1995) e caso ha voluto che questo sia, in un certo senso, il seguito dell’altro (o, meglio, uno spin-off).
Il romanzo è, come il precedente, una critica dissacrante della vita moderna, dei suoi assurdi miti, delle debolezze dei ricchi e potenti, della solidità delle persone comuni animate, se e quando lo sono, da principi etici che permettono loro di vivere facendo scelte giuste.
È la storia di due bambine, Rachel e Alison, che si incrociano nell’estate dei loro 10 anni e che restano amiche finché l’uso errato di un social (snapchat, per l’esattezza) non mette bruscamente fine alla loro amicizia.
In questo libro ogni evento è una critica a qualcosa: il ricordo dell’omicidio di David Kelly, della bugia di Tony Blair, la crisi finanziaria, le stramberie dei ricchi, il loro uso del potere economico, lo stato sociale che si disfa (e, OMG!, se si disfa in Inghilterra, figuriamoci da noi), le prepotenze e i soprusi, la violenza, un giro in autobus, un aereo privato.
Il tutto messo dentro una trama intrecciata fitta fitta, in cui gli eventi ritornano più volte visti da angolazioni diverse e il numero 11 ritorna sempre, nei momenti più assurdi, come un mantra e un presagio di sventure e infine l’intreccio fuori dall’intreccio con il libro precedente, La famiglia Winshaw, che ritorna, ammicca tra le righe e di cui scopri i fili intrecciati solo quando curiosando scopri che il film, What a carve up! (Sette allegri cadaveri), da cui è ossessionato Owen (lo scrittore protagonista del primo libro) che lui vede per metà da bambino è il sequel del film che invece ossessiona la protagonista di Numero 11, What a whopper!.
Devo al libro, oltre a qualche giorno di piacevole lettura e un po’ di scompiglio morale, anche la conoscenza di un certo numero di artisti di Art Brut: Oreste Fernando Nannetti, N.O.F.4, pittore e grafitista, Joseph Giavarini, scultore con la mollica di pane, Marguerite Sir, tessitrice schizofrenica, Clement Fraisse, incisore e Josep Baqué.