franz ferdinand + killers + alessandro piperno – con le peggiori intenzioni

concerti e letture – estate 2009 /2
franz ferdinand + killers a rock in roma e con le peggiori intenzioni di alessandro piperno

cominciamo subito con il dire che i franz ferdinand mi hanno entusiasmato piú dei killers.
il loro rock&roll é sinceramente allegro e spensierato, senza troppe pretese che non siano far muovere i piedi alla gente.
e in questo riescono benissimo, che é impossibile stare fermi sentendoli suonare (e poi dal vivo fanno davvero un effetto strepitoso, sono bravi, atletici, coreografici)
i franz ferdinand, poi, li avevo giá ascoltati, semi-sconosciuto gruppo spalla dei depeche mode al concerto romano del 2006, e da allora qualche loro pezzo é nella mia compilation "da bicicletta", proprio per la verve e l’energia che trasmettono (cosa c’é di meglio per affrontare la salita di via dei serprenti in contromano?).

dei killers invece conoscevo solo le canzoni piú passate alla radio, quindi non moltissimo. lo spettacolo sul palco peró é stato davvero bello e a me piace da morire quando alla musica (magari non la piú esaltante del mondo, lo ammetto) si accompagna una scenografia che abbaglia e soddisfa anche la vista.
ben vengano quindi le lucette e i fuochi d’artificio!
i killers peró non sono diventati la mia band preferita dell’estate.

alessandro piperno, nato a roma nel 1972, un anno prima di me, scrive della vita di quei ragazzi che quando io avevo 13-18 anni chiamavo i pariolini.
io, nata e cresciuta a torpignattara (e che in borgata ci sta bene come non mai, tanto che ci é tornata a viere di recente) mi ricordo le storie narrate di questi figli di papá che tanto ci facevamo sognare e sghignazzare. vestiti superfirmati, feste di gran lusso, scuole esclusive. un mondo dorato della roma anni ’80-’90, che noi guardavamo da lontano e che ci spingevamo a spiare il sabato pomeriggio riversandoci in massa a via del corso.
le parioline e i pariolini, tanto diversi da noi, passavano snob con buste di negozi dai nomi quasi esotici per noi figli della periferia.
per questo il libro mi ha fatto cosí tanta impressione, perché io mi ricordo i pensieri e le storie di allora e il libro ti costringe quasi a tornare indietro a fare i conti con quei ricordi.
chi di noi non é caduto cosí in basso come daniel sonnino?
chi di noi non ha buttato tutto all’aria per un qualcuno o qualcosa che a 16 anni ci sembrava l’assoluto?
e sullo sfondo l’epopea mitologica dei sonnino, il nonno afflitto da manie di grandezza (che forse somiglia un po’ troppo a barney panofsky…), il padre succube del fascino della ricchezza e del potere, lo zio fondamentalista israeliano.
una storia di uomini, in cui le donne sono solo pretesti e rimangono sullo sfondo. anche la fondamentale gaia, in realtá, non é che un ritratto un po’ sfocato, della quale non si conosce mai il soggetto reale.

la scrittura poi di alessandro piperno é pulita, precisa, perfetta, senza peró essere troppo leziosa o aulica (e mi dispiace che alcuni commentatori su internet si lamentino della presenza di parole come ecfrasis e apotropaico, io, ne ho invece goduto). che bello trovare qua e lá nel testo quegli aggettivi precisi, un po’ insoliti, magari, ma perfetti nella frase.
fa piacere leggere un libro cosí finito. fa piacere perché, dopo tante traduzioni, dopo tanti testi banali, finalmente la mente gode del piacere della bella letteratura.