rosamunde pilcher – la camera azzurra e altri

rosamunde pilcher, come dire harmony. c'è anche questo nella piccola libreria.
vero, ci sono anche una mezza dozzina di gabriel garcia marquez, qualche michele serra e vari piccoli russi (tutti letti e in attesa di recensione).
ma talvolta quello che ci vuole è proprio rosamunde pilcher.
ed è vero, dopo 12 pagine sai già come andrà a finire (chi sposerà chi e così via).
ed è vero, dare rosamunde pilcher in pasto a una tredicenne potrebbe fare più danni di una sessione di rieducazione culturale cinese.
e, per fortuna, non è vero che <nei libri di rosamunde pilcher c'è tutto quello che sogna una donna> (quarta di copertina a firma di Grazia, il noto settimanale femminile).
donne che sognano il principe azzurro, giovani fanciulle in fiore, brutte ma non in modo irrimediabile, povere figlie che diventano ricche prima di diventare vecchie, matrigne gentili e giovani su rombanti spider.
c'è, in rosamunde pilcher, tutto un universo di speranze gentili.
in rosamunde pilcher c'è anche grazia e levità.

io, che il principe azzurro non l'ho mai sognato, io, che temo proprio che l'amore romantico sia un'invenzione di hollywood, io, che vorrei avere una figlia femmina proprio per insegnarle che tutto ciò è finto, di cartapesta, se non addirittura sbagliato e che queste storie edulcorate servono per domarci, io, quando sono stanca e ho bisogno di riposare e spengo la parte dei miei neuroni che fanno di me una "femminista" (perdonate, al solito, l'imprecisione del termine), ebbene, trovo che rosamunde pilcher sia riposante e faccia anche bene. e sia, in un certo senso e in una certa misura, terapeutica.

comunque, perché la terapia faccia effetto non bastano poche pagine. per questo, messami d'impegno, in quattro giorni ho letto:
la camera azzurra;
neve d'aprile;
settembre;
ritorno a casa.

un paio di questi sono mattoni memorabili (più di 500 pagine) ma si leggono con una certa facilità (quasi fosse anagramma imperfetto di felicità, maestro perdonami!).

in quattro giorni per 1800 pagine ho avuto modo di prendermela per qualche traduzione sbagliata (i campi degradanti…) e di pensare che letti in inglese potrebbero diventare un ottimo esercizio di manutenzione della lingua (salvo che poi mi troverei a parlare un gergo un po' troppo ottocentesco e signorile… forse è meglio se continuo con nick hornby e il suo gergo scurrile).
ora, sulla via di ritorno verso casa e verso la vita quotidiana, lascio rosamunde pilcher per altre letture.
una pausa in fondo è solo una pausa.