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Le piccole persone, di Anna Maria Ortese
Di Anna Maria Ortese non ho letto altro se non questo libro di brevi scritti (saggi, articoli, lettere, pensieri e appunti) per la maggior parte inediti alla sua morte e raccolti a posteriori.
Il fil rouge del libro è la denuncia della crudeltà dell’uomo nei confronti degli animali e della natura. O meglio, peggio ancora della crudeltà, la cecità completa, la totale incapacità dell’uomo/umanità di comprendere le ragioni della natura, che la Ortese considera inoltre senza possibilità di cura, salvezza o redenzione.
Il linguaggio complicato e lo stile complesso ne fanno un testo difficile da leggere. Frasi fatte di incisi, subordinate, in un profluvio di virgole e trattini. Una denuncia contro i delitti dell’arroganza dell’uomo, contro l’incapacità dell’uomo di comprendere la sua nullità nei confronti del mondo che lo ignora e la nullità del mondo nei confronti dell’universo.
Forse un eccesso di “spirito”, il continuo riferimento a “dio”, al soprannaturale, al metafisico lo rende poco attuale, poco universale, mentre per la tematica e il sentimento sarebbe del tutto condivisibile. Ma chi l’ha detto che non basta l’etica laica per sostenere i diritti delle piccole persone?