2di52 – 11 solitudini, di Richard Yates

2di52
Undici solitudini, di Richard Yates
11 racconti brevi che sembrano tutti “altri punti di vista” rispetto a Revolutionary Road.
perché Richard Yates scrive comunque della sua vita. o di visioni parziali e anamorfiche della sua vita.
uomini che bevono, che sono appena entrati o appena usciti da una clinica per disintossicarsi. donne che hanno appena deciso di avere, non avere, volere, non volere un figlio, scrittori che hanno appena iniziato o appena finito di scrivere un libro.
uomini che finiscono in sanatorio, che tradiscono le mogli e che ne sono traditi, che vivono in periferia e sognano new york. maestre giovani e carine e maestre zitelle e acide, tutte comunque incapaci di capire i bambini e i poveri orfani loro affidati. soldati, reduci, con le medaglie e senza, suonatori di jazz.
in una America tra gli anni ’50 e gli anni ’60 che ha appena capito che le promesse di grandezza post guerra erano una finzione e che sta appena cominciando a capire che altre guerre saranno comunque inutili.
mentre si impone un sistema di mercato che alcuni già guardano con sospetto (solo per ricevere di contro lo stesso sguardo sospettoso).
e un titolo dice esattamente tutto quello che c’è da capire di questi 11 racconti.
11 piccoli o grandi dolori.
racconti di pezzi di vita dentro cui ci si affaccia a volte in modo anche un po’ brutale e che ci vengono sottratti quando ancora avremmo avuto voglia di saperne di più (che succede poi?).
uno stile scarno, preciso, decisamente “quotidiano“.
e per me che non amo i racconti comunque una scoperta illuminante.

“Ma la perfezione se è facile da ammirare, è difficile da amare…”