33di52 – Sonata a Kreutzer, di Lev Tolstoj

Un classico brevissimo racconto dell’ultima parte della vita di Tolstoj, successivo alla sua svolta etico-religiosa e profondamente segnato dai temi a lui cari in questo periodo.
Il racconto/sfogo di un uomo che ha ucciso la moglie ed è stato assolto. Nell’Ottocento un uomo poteva essere assolto se uccideva la moglie per una giusta causa, in questo caso la gelosia nei confronti della donna supposta fedifraga.
Il racconto, in un momento in cui si parla tanto di femminicidio e di violenza maschile e maschilista contro le donne, è uno spaccato crudissimo della borghesia dell’Ottocento, che si riteneva tanto migliore del passato perché aveva scelto l’amore romantico, il matrimonio a seguito delľinnamoramento e tanto bastava, agli occhi dei contemporanei (ad esempio l’avvocato e sua moglie) per pensare di essere giusti, di aver raggiunto la parità.
Per assurdo è l’omicida a mostrare tutta la falsità della realtà. Gli uomini sono liberi di essere libertini ma alle donne la stessa libertà non è data. Tolstoj ritiene che esse siano, per natura (cioè perché costrette dalla loro necessità di essere scelte), civette e che tra una vita di bugie e un vestito in disordine sceglierebbero senza dubbio la prima.
Lo scopo del racconto è mostrare che non esiste possibilità di realizzare un perfetto matrimonio cristiano per la fondamentale incompatibilità tra l’uomo e la donna e che per vivere una vita etica l’unica possibilità per l’uomo (ma solo per l’uomo!) è di vivere in castità.
Ora, è necessario leggere questo testo perché mostra da dove vengono i mali di cui soffriamo oggi visti da una prospettiva diversa, arretrata nel tempo che può farci scorgere nuovi particolari.