3di52 – Passione semplice, di Annie Ernaux

3di52
Passione semplice, di Annie Ernaux
scrivo queste due righe su passione semplice influenzata dal giudizio che mi sono fatta sul suo capolavoro: Gli anni, che però ho letto dopo (eh già, prendere i libri in biblioteca è questione di precari equilibri tra una data di restituzione e un prestito interbibliotecario).
volevo leggere Annie Ernaux perché ne avevo sentito parlare. volevo leggere Gli anni perché era il suo capolavoro. in biblioteca non c’era. allora ho preso Passione semplice.
e sulle prime mi sono domandata cosa davvero ci fosse di così tanto interessante in un libretto scarno, scritto con una lingua talmente realista da sembrare quasi “medica”, che racconta di un fatto personale da un punto di vista più che personale, soggettivo, intimo, “interno”.
mi sono domandata anche se avesse avuto senso pubblicarlo come un racconto. ho pensato: “gliel’hanno pubblicato perché è famosa. questo racconto è un diario. niente di più. senza sviluppo, senza una trama“.
poi a poco a poco, dopo averlo finito (e ancora di più mentre leggevo, dopo questo, anche Il posto e L’altra figlia e infine, finalmente, Gli anni) mi sono resa conto di cosa era successo.
Annie Ernaux aveva condiviso con me (proprio con me, con nessun’altra) la storia semplice eppure spudorata della sua passione. e che questa storia era la storia di ogni passione.
l’attesa, il desiderio, la vita piena del vuoto che c’è tra un incontro e un altro. niente altro da fare, da pensare, da vivere.
Annie Ernaux riesce a mostrarci in un racconto quello che succede con il tempo: il tempo infinito, dei secondi che durano giorni, delľattesa. il tempo concreto, corporeo, fisico dei secondi che sono respiri delľincontro. il tempo veloce che scorre senza lasciare segni quando l’amore è finito, quando “mi sembra ieri che aspettavo la sua telefonata“.