40di52 – Berlino. Ultimo atto, di Heinz Rein

Mi immagino il signor Rein in quegli ultimi giorni dell’aprile 1945, il 25 o il 26, fino al 2 o al 3 di maggio darsi da fare, correre, ascoltare, controllare, senza dormire, senza sosta, e nel frattempo nella testa tutte queste parole, tutte queste pagine. Tantissime cose da dire, una urgenza che quasi affoga e fa male.
Mi immagino il cervello arrovellarsi per trovare la carta, una penna, un posto dove sedersi a scrivere. Me lo immagino seduto a una scrivania nel bel mezzo di un edificio distrutto da una bomba, tra le rovine, una scrivania, un pacco di fogli rimediato, una penna.
Non deve essere andata così, lo so, è solo la mia immaginazione al lavoro.
Quello che è vero invece è il fatto che questo libro comincia a uscire a puntate nel 1946, quindi è stato scritto di getto, con urgenza. Rein avrà iniziato a scriverlo il 2 maggio, appena la notizia si è diffusa per Berlino.
È stato scritto per ricordare a tutti che quello che è successo a Berlino ha un colpevole e il colpevole è Hitler. Che quello che è successo in Germania ha un colpevole e quel colpevole è Hitler. Colpevole insieme a tutti coloro che hanno voluto identificare il nazismo con la Germania e dunque la grandezza della Germania con il nazismo.
Il libro lucidamente (e anche un po’ pedantemente a volte) spiega come il nazismo abbia trovato sponda in Germania, con quali meccanismi si sia affermato, chi fossero i nazisti, quelli che abbracciarono l’ideologia già prima del ’33, come il nazismo abbia letteralmente ucciso la mente e la morale di una intera generazione, di una intera nazione, eliminando le alternative al pensiero nazista sul mondo. È un romanzo storico e didattico, che ha lo scopo dichiarato di spiegare ma anche di dimostrare che in Germania non tutti fossero nazisti, che una resistenza ci fu e fu eroica.
Tutto inizia con la storia di Lassehn, appena 20 anni, disertore, musicista, pieno di dubbi senza una risposta. Lassehn trova qualcuna delle risposte alle sue mille domande arrivando a Berlino a metà di aprire del 1945. Bastano pochi giorni per trasformarlo da indifferente e stanco disertore per motivi “personali” a partigiano, infaticabile e coinvolto.
Il libro è una lettura “da non mancare” e mi stupisco che sia così poco noto.
Immagino che le 890 pagine possano spaventare ma ne vale la pena e assicuro che la storia scorre e le pagine volano via.
Ho un unico appunto da fare al libro e non riguarda il libro ma l’edizione: Cara Sellerio, ti rendi conto di aver pubblicato in assoluto il libro più scomodo del mondo? 890 pagine in un formato impossibile da tenere in mano, con una copertina leggera impossibile da mantenere integra. Vi prego, le prossime edizioni pensatele in un formato diverso, pagine più grandi, meno numerose, copertina più solida, grazie!