52di52 – Il bambino che disegnava parole, di Francesca Magni

Una madre scopre che il figlio di 12 anni è dislessico.
Per tutte le elementari non un accenno a difficoltà o lentezze. La diagnosi arriva implacabile a sconvolgere la vita di tutta una famiglia e la costringe a trovare nuovi equilibri, guardare al futuro con uno sguardo diverso ma anche ripensare al passato alla ricerca dei “segni” (nei primi anni di vita, e più indietro nel padre, e ancora più indietro nel nonno).

Non saprei neanche dire se si tratta di un romanzo, perché l’intento “didattico” e divulgativo sul tema della dislessia è chiarissimo (tanti i riferimenti agli studi, ad altri libri, alle teorie, alle sperimentazioni passate e in corso).

Però posso dire che mi ha commossa tanto e tante volte. Perché è la storia di una grande sofferenza (di tutti, della madre che racconta, del padre che evita l’argomento, della sorella che si sente esclusa e sua, del ragazzo, che vede il suo mondo crollare e deve ricostruirlo) ma anche di grande coraggio, di profonda intelligenza e di speranza.

E alla fine è la speranza che prevale, il sentimento che ti resta attaccato addosso appena hai finito di leggere il libro e l’ultima pagina dei ringraziamenti.
La speranza che un giorno non si parlerà più di diversità, perché siamo tutti diversi e nessuno è uguale e la diversità è una tale ricchezza che contrastarla, guarirla, rimuoverla vuol dire impoverirsi tutti, perdere tutti qualcosa.