Morricone e Irene Papas

a Roma d’estate, nonostante tutti gli sforzi, capita di lasciarsi scappare occasioni ghiotte e altrimenti imperdibili (se non fosse che, non essendone venuto a conoscenza per tempo effettivamente non hai avuto modo di partecipare).
così sabato sera inizialmente orientate ad andare al Casale Podere Rosa per vedere uno spettacolo teatrale, siamo state dirottate verso i festeggiamenti del 25° della fondazione dell’università di Tor Vergata.
il programma della serata prevedeva: un monologo di Irene Papas e un concerto dal titolo “Morricone dirige Morricone“.
Irene Papas, accompagnata da un coro in stile tragedia greca, ha letto brani tratti da “Io Teodora”, scritti da lei stessa, sulla vita di Teodora, imperatrice di Bisanzio. durante l’ora circa che è durata la lettura io ho riflettuto sul valore delle parole, sul loro significato. ASCOLTARE. puttana, imperatrice, potere, dolore, figlio, amante, puttana, dolore, odio. le parole hanno un altro significato se chi le pronuncia ha il potere di evocare, con esse, un mondo lontano, diverso, crudele e anche dolcissimo. Irene Papas, per tutto il tempo in cui ha parlato davanti al pubblico, ha avuto questo potere.
poi l’atmosfera è cambiata.
sul palco si sono posizionati gli orchestrali, il coro e infine è giunto lui, Ennio Morricone.
la musica ha avvolto tutto, evocando le immagini dei film che tutti conosciamo, emozionandoci.
la soprano Susanna Rigacci ci ha lasciato senza fiato.
la sua voce che sembrava soprannaturale ha accompagnato le note dell’orchestra, strumento musicale duttile come e più dei violini, delle arpe.
per tutto il tempo del concerto nessuno di noi ha più sentito freddo (nonostrante facesse davvero freddo!).
una serata che difficilmente dimenticherò, anche per altri personalissimi motivi.
[un papà si toglie la giacca per darla al figlio. sentire all’improvviso con certezza che, accanto a te, nessuno si preoccupa che tu abbia freddo]