28di52 – L’armata dei sonnambuli, di Wu Ming

Di Wu Ming ho letto tutto. E quello che non ho letto in realtà non l’ho “ancora” letto ma lo leggerò presto.
Quindi parto svantaggiata perché da Wu Ming mi aspetto, come minimo, il capolavoro alla Q.
Ma è normale che non tutti i libri siano capolavori.
Questo è, alla partenza, davvero lento, faticoso e pesante. Ti viene voglia di gridare “Hey… allora, quando si comincia?“.
Ma in realtà il libro è già bello che cominciato, e prosegue così, un po’ lento e un po’ pesante.
Mi è piaciuto lo stile frammentato dei capitoli, alcuni infiniti a più voci, altri brevissimi elenchi burocratici, trascrizioni di sedute pubbliche della Convenzione e lettere, resoconti, estratti di altri testi.
Quello che non m’è piaciuto invece è che, alla fine, una fine non c’è.
Come finisce il libro?
Boh?
L’escamotage di fare il riassuntino del futuro e delle testimonianze storiche non mi è bastato.
Però, allo stesso tempo, ho apprezzato la scrittura precisa, il perfetto mescolarsi dei registri, la cura dei dettagli.
E ho apprezzato la visione della storia fatta non dai “famosi” ma dal popolo, la storia “sociale”, la rivoluzione francese non di Robespierre o Marat o Danton o Saint-Just, ma quella di Marie, Leò, Treignac, Bastien.