22di52 – Sofia si veste solo di nero, di Paolo Cognetti

Sofia, a conoscerla per davvero, sarebbe un po’ una stronza. Non saluta quando arriva e quando se ne va, non mangia (MAI), è terribilmente egoista.
A guardarla uno potrebbe pensare a un’infanzia terribile, maltrattamenti, abbandoni. E invece no.
Sofia il male di vivere lo vive ogni giorno, da quando è nata a quando tenta il suicidio, a quando decide di fare teatro. Per questo si veste di nero, perché gli altri colori proprio non esistono (non è che no le piacciono, non le donano, non li può soffrire. I colori non esistono nel mondo di Sofia).
Il libro è organizzato in dieci “capitoli” che però in realtà sono dei miniracconti autonomi e forse potrebbero vivere anche così, da soli, staccati l’uno dall’altro, senonché, invece, poiché stanno tutti e 10 dentro la stessa copertina di finisce per capire che la storia è una sola. O meglio sono tante storie con un filo rosso (o nero) in comune.
Sofia alla fine non ci diventa simpatica, e infatti non stai lì a domandarti se alla fine sarà felice, avrà trovato pace, si sarà data tregua, perché in fondo della fine che farà ti interessa poco. Ma a tratti Sofia è come noi, un po’. E come noi sono i personaggi intorno, che cercano di capirla, fermarla, accoglierla e ne sono irrimediabilmente respinti.
Una nota di merito alla figura magnifica della zia terrorista, un personaggio notevole.