31di52 – A ovest di Roma, di John Fante

Un libro fatto di due brevi romanzi, o due lunghi racconti, pubblicati postumi grazie al paziente lavoro di Joyce, l’amatissima moglie di Fante.
Due storie che sono una il rovescio della medaglia dell’altra. Un protagonista oramai sulla soglia della vecchiaia, con i figli già grandi che lasciano la casa, la moglie amata ma a tratti un po’ isterica (🙂), lavori di second’ordine nei quali svendersi un po’ e un cane, un akita, stupido (di nome e di fatto) e omosessuale che lo caccia in una serie di guai.
E la storia di un bambino/non-piú-bambino con un rapporto difficile, complesso, drammatico con il padre, amato e detestato. Raccontato nel momento in cui l’infanzia finisce, per sempre, di fronte a qualcosa che avresti preferito non vedere e non sapere.
Due piccoli immensi capolavori, scritti nello stile più splendido di Fante: ironico, divertente, profondo, intenso, sconvolgente, surreale e iperrealista.
Due piccoli gioielli.
È pur sempre Fante.