37di52 – Corri, Coniglio, di John Updike

Un capolavoro della letteratura americana degli anni ’50. Un’epoca che ho iniziato a esplorare con Revolutionary Road e gli altri libri di Richard Yates. Un’epoca strana, difficile da inquadrare. Gli Stati Uniti erano usciti vincitori da una guerra orribile, tanti dei protagonisti o dei comprimari sono reduci, hanno visto l’Europa, hanno sogni di una qualche gloria.
Corri, Coniglio è la storia di uno sbandamento, un uomo che senza alcuna ragione assistente, se non in vago senso di “noia”, si allontana dal tracciato, fugge. E con la sua fuga non riesce però a risolvere nulla. Quasi il contrario di On the road, uscito in quegli anni, che invece della fuga fa un’aspirazione alla libertà, alla scoperta della propria vita, un inno.
Coniglio Harry fugge, ma un enorme, fortissimo, indistruttibile elastico lo riporta costantemente indietro, esattamente da dove era partito, anzi, forse, ancora più indietro per colpa dell’effetto del rimbalzo.
Restano da leggere le puntate successive. Ma fra un po’, perché l’amarezza di questo libro mi rimarrà addosso per un po’.