Yukio Mishima, Confessioni di una maschera

Ho finito stamattina di leggere il bellissimo libro di Yukio Mishima, Confessioni di una maschera.
È la storia di un ragazzo a partire dalla sua infanzia alla scoperta di sé stesso e della sua diversità. Nello stesso tempo è la storia di un mascheramento, che egli attua in ogni aspetto della sua vita per non apparire quello che è.
L’omosessualità in Giappone non ha mai avuto lo stesso carattere di immoralità che ha avuto (e che purtroppo in parte ancora ha) in Occidente, ma, nonostante ciò, il protagonista indirizza tutti i suoi sforzi alla necessità “apparire normale” -dal momento che capisce che gli sarà impossibile “essere normale”-.
In parte autobiografico (Mishima era omosessuale e di salute cagionevole, tanto che, come il protagonista, fu dichiarato inabile al servizio militare e non potè attivamente partecipare alla II Guerra Mondiale) il romanzo è insieme poetico e crudele.
E, infine, vorrei solo mostrare a quelli che l’hanno letto, quel San Sebastiano di Guido Reni che per la prima volta mette a nudo il protagonista di fronte a sé stesso.

Guido Reni, San Sebastiano, Palazzo Rosso, Genova

«Quel giorno, nell’attimo in cui scorsi il dipinto, tutto il mio essere fremette d’una gioia pagana. Il sangue mi tumultuò nelle vene, i lombi si gonfiarono quasi in un empito di rabbia. La parte mostruosa di me ch’era prossima a esplodere attendeva ch’io ne usassi con un ardore senza precedenti, rinfacciandomi la mia ignoranza, ansimando per lo sdegno. Le mani, affatto inconsciamente, cominciarono un movimento che non avevano imparato mai. Sentii un che di segreto, un che di radioso, lanciarsi ratto all’assalto dal didentro. Eruppe all’improvviso, portando con sé un’ebbrezza accecante…»